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L'atmosphera di una volta

Constantin Polastri non scelse Sanremo per caso: decise infatti di attingere alle sue radici italiane proprio sulla Riviera e in Costa Azzurra, caratterizzate dalla famosa Heure Bleue che ispirò gli impressionisti. Nel 1972, acquistò una semplice casa di campagna e la trasformò lentamente nella villa di fine secolo che è oggi, grazie anche al lavoro artigianale e all’aiuto di familiari e amici che, seguendo la sua visione, donarono il loro tempo in cambio di un soggiorno in villa o di lezioni di pittura. Nell’ottica dell’infanzia vissuta da Costantin Polastri e dei suoi sogni creativi, la Villa d’Artisti è un messaggio chiaro. Si tratta di uno spazio per gli artisti, di un rifugio che invita chiunque a scoprire la pace del suo mondo – un microcosmo magico dove immergersi nella tranquillità e nella rigenerazione.

 

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Due Generazioni

Mio padre mi trasmise inconsapevolmente tutto il suo mondo. Vivevamo in una sorta di rêverie dei tempi passati e del linguaggio che li caratterizzava. Era all’antica nel vero senso della parola, un ammiratore dei ruggenti anni venti. D’estate ascoltavamo 78 giri di Josephine Baker o Caruso su un antico grammofono Victor, all’ombra del sicomoro in giardino. La domenica andavamo alle cave di pietra o scattavamo Polaroid vestiti con abiti degli anni ‘10 impugnando un ombrello. Alla prima neve, indossavamo i nostri sci di legno, giocavamo con antichi trenini allestiti sul pavimento o guardavamo continuamente pellicole da 9.5 mm su un proiettore Pathé Baby.
Mentre studiavo alla scuola d’arte e lavoravo come grafica, d’inverno venivo regolarmente a Villa d’Artisti. Trascorrevamo intere giornate a disegnare, dipingere, cucinare, occuparci di riparazioni e studiare libri d'arte. A febbraio, in un qualsiasi giorno feriale, con gli amici artisti sorseggiavamo una bottiglia di vino accompagnata da olive, chiacchierando del più e del meno mentre ci godevamo la dorata luce del sole, per poi iniziare a dipingere verso le 15:00.
Ma il mio legame con questo luogo iniziò ben prima. Avevo solo due settimane quando mia madre mi portò qui per la prima volta a causa di un muro che necessitava di riparazioni. A quel tempo lavorava alla Marlborough Gallery di Zurigo per sostenere la famiglia, insegnava pittura ai bambini e organizzava mostre d'arte per mio padre. Sanremo era l’unico posto dove trascorrevamo le ferie. Ma mio padre non era mai in vacanza. E infatti, non appena io e mio fratello fummo in grado di tenere un pennello in mano, entrammo a far parte del team di ristrutturazione.
Dopo la scomparsa di mio padre nel 2009, mi feci carico dell’enorme sfida di prendermi cura della Villa d’Artisti.
Molte ristrutturazioni più tardi, nel 2017, dopo aver vissuto a Detroit, città della musica e dei motori, il percorso della Musica e della meditazione Zen mi condusse a stabilirmi proprio qui, a Sanremo.
Amo come questo luogo mi riporta indietro nel tempo a scoprire luoghi segreti, come da bambini: la fragranza delle mimose in primavera o il fumo terroso dei falò di legno d’olivo nella brezza marina mentre i gabbiani garriscono volando in basso nella valle, o ancora un vecchio disco di vinile che gracchia sul giradischi mentre il profumo di un minestrone fumante sulla stufa si spande per la stanza.

Insegno principalmente yoga e Qi-Gong e mi dedico ai miei ospiti e cucino per loro. Lavoro anche come grafico di tanto in tanto, mi diverto a disegnare e passo più tempo possibile in giardino.

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